L'isola dei sogni by Lucy Clarke

L'isola dei sogni by Lucy Clarke

autore:Lucy Clarke [Lucy Clarke]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2023-04-14T22:00:00+00:00


39

Fen

Fen serrò le braccia al petto. Era da tanto che non si sentiva così, come se si vergognasse del suo corpo: il taglio di capelli maschile; i tatuaggi; i piercing al naso e alle orecchie; le spalle troppo larghe; i seni alti e piccoli, appiattiti da un reggiseno sportivo.

La sua voce che le sibilava nell’orecchio: Mi disgusti.

Erano pensieri così vecchi e consumati che si stupiva avessero ancora tanto potere.

Era quello il problema con la paura: evitarla o scappare serviva solo ad amplificarla. Per vincerla, bisognava affrontarla. Era semplice da capire. Ma difficilissimo da mettere in pratica.

Guardò Robyn sul lato opposto del tavolo. Ripensò a quando l’aveva vista alla piscina naturale, in piedi sul masso, con le dita dei piedi curve sul bordo. Aveva notato il tremito delle gambe, il respiro affannoso. Robyn aveva guardato in basso. Era un bel salto, ma non si era tirata indietro.

Aveva alzato il mento, fissato l’orizzonte.

E si era tuffata.

Per vincere la paura, bisogna affrontarla.

Fen fece un respiro. Si alzò.

Ebbe un leggero capogiro, ma drizzò la testa e guardò fisso davanti a sé.

«Tutto bene?», le chiese Bella, aggrottando la fronte, con una mano alzata come per toccarla.

«Sì», rispose Fen, più a sé stessa che a lei. Le gambe la portarono lontano dal tavolo, oltre la porta del ristorante, nella penombra della sala interna. Al bancone del bar non c’era nessuno, anche i tavoli erano vuoti.

Continuò a camminare. Conosceva quel corridoio stretto con la pietra a vista, le cassette di legno impilate, un odore di frittura che saliva dalla cucina fumante. Il cuore cominciò a batterle forte quando si concesse di sentire appieno la paura, la rabbia, la vergogna.

Udì dei passi alle sue spalle, suole di pelle sulla pietra. Era lui.

Nico.

Le tremavano le mani. Forse era un errore affrontarlo. Fece per voltarsi indietro, ma era bloccata. Colse l’odore del suo dopobarba e le si rivoltò lo stomaco. Si immobilizzò.

In cima alle cassette di legno, c’era un vassoio di posate. Al centro luccicava un coltello da carne con l’impugnatura di legno. Fen lo afferrò istintivamente. Assaporò l’eccitante sensazione della lama che le premeva in segreto sulla coscia.

Nico emerse nel corridoio con una pila di piatti appena sparecchiati. Doveva passarle davanti per entrare in cucina. Girò i fianchi e fece per superarla, dicendo: «Con permesso, signora».

Fen fu invasa da un’ondata di panico. Erano faccia a faccia. Lui era solo a pochi centimetri.

L’aveva quasi oltrepassata, quando lei finalmente parlò. «Ti ricordi di me?». La domanda le uscì come un ringhio.

Lui sbatté le palpebre. Inclinò la testa. Sembrava sul punto di fare spallucce e rispondere di no, quando abbassò lo sguardo, verso la sua mano sinistra.

Spalancò gli occhi, notando il coltello.

Poi la guardò dritto in faccia.

Vide l’espressione intensa dei suoi occhi.

Ora si ricordava.



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